“Le rinnovabili? Economicamente vantaggiose”

Facile sostenere che le rinnovabili sono il futuro dell’energia se si è un esponente dei verdi o un un ambientalista, ma quando a sostenerlo è anche un ex manager della banca d’affari Lazard, Stephane Klecha, che ha portato in Borsa aziende di tutti i settori, e che ora ha aperto una sua soscietà di consulenza per le Pmi italiane, la cosa si fa interessante. Soprattutto, se spiega che delle rinnovabili non si potrà più fare a meno e per quale motivo sono economicamente vantaggiose. Per chi produce tecnologia, per chi ci investe e per i Paesi che hanno deciso di puntarci con decisione, come stanno facendo gli Stati Uniti, per esempio. In questa intervista spiega le sue ragioni.

Perché, nonostante il rallentamento degli ultimi anni in Europa, il futuro del settore dell’energia passerà dallo sviluppo delle rinnovabili?

“Lo sviluppo delle rinnovabili rappresenta una vera e propria rivoluzione industriale che coinvolge tutti i settori, dall’energia all’industria passando dai beni di consumo. E’ un processo che va ben al di là degli incentivi o del risparmio visibile in bolletta: si tratta di un riposizionamento strategico economico pensato per dare risposte di lungo termine a una delle principali sfide di questo secolo, la sostenibilità. La possibilità di sviluppare un’intera filiera legata all’industria dell’energia sostenibile costituisce quindi un’opportunità unica e insostituibile per quei Paesi che non si sono avvantaggiati dei precedenti macro cambiamenti economici e, se gestito in modo adeguato, un’occasione per tornare ad essere competitivi generando un nuovo tessuto industriale e occupazione”.

Gli incentivi concessi dai governi ai produttori non si stanno rivelando un freno al raggiungimento della grid parity?

“Gli incentivi sono stati e rimangono utili per l’attivazione del processo perché permettono alle società di produrre componenti e pianificare gli investimenti necessari. La maggior parte dei produttori di tecnologie legate all’energia rinnovabile sono infatti tedeschi e spagnoli i cui Paesi sono stati tra i primi a scommettere sulle fonti rinnovabili. Negli ultimi 5 anni i costi della componentistica sono scesi molto di più di quanto si stimava, permettendo, in alcune aree geografiche, il raggiungimento della grid-parity. Ragionando su scala mondiale, e per effetto della concorrenza tra gli operatori di questo mercato, i costi di produzione stanno continuando a diminuire. Infine c’è da considerare che anche per i Paesi in cui il punto di pareggio non è stato raggiunto, ci si trova di fronte ad una scelta strategica: investire su una fonte i cui prezzi vengono fissati per il lungo termine o rimanere esposti sui prezzi futuri dei combustibili fossili.

Perché gli Stati Uniti sono più attivi nel settore delle energie verdi, nonostante le grandi scoperte di giacimenti di shale gas, grazie al quale hanno già abbassato considerevolmente il costo della bolletta nazionale?

“Dopo aver accumulato un serio ritardo, gli Stati Uniti come tutte le grandi economie hanno capito che non possono permettersi di perdere questa grande occasione. Inoltre per un grande Paese le rinnovabili hanno il vantaggio di essere disponibili vicino al luogo di consumo. In alcuni casi, ciò consente di evitare investimenti nella rete di trasporto dell’energia”.

L’Italia ha perso, una seconda volta, il treno dello sviluppo delle rinnovabili?

“L’Italia era partita molto bene. C’erano e rimangono molte società attive nel settore e quelle di maggior successo sono le imprese che hanno compreso che dopo l’avvio dell’attività grazie all’incentivazione locale la sfida si trovava oltre confine”.

E cosa potrebbe fare per rimediare e impedire che gli imprenditori del settore vadano a investire solo all’estero?

“Sono tante le cose che si potrebbero fare per stimolare l’investimento locale. Puntare sulla tecnologia. Incentivare in modo selettivo le tecnologie ad alta resa, i progetti di ricerca. Stimolare il mercato secondario con strutture fiscali efficienti. Ci sono esempi in tutto il mondo. Basterebbe prendere spunto all’estero sui metodi d’incentivazione efficienti e applicarli in Italia sulla base di un percorso industriale, di obiettivi rilevanti per il Paese”.

Fonte : http://pagni.blogautore.repubblica.it/2013/12/10/le-rinnovabili-economicamente-vantaggiose/?ref=HROBA-1

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UN COMMENTO

  • Io francamente non capisco tutta questa meraviglia.
    Sono abbastanza bravino nel fare i conti, lo sono sempre stato, ma veramente mi meraviglio come mai in Italia non ci sia nessun giornalista che abbia provato a fare due calcoli, invece he riportare come in una “sonata multipla” a tante mani, il “mantra” che le rinnovabili e in particolare il fotovoltaico ripartirà nel 2017 quando raggiungerà la “grid parity”.
    Questa è una cretinata grandissima, enorme … non riesco nemmeno a dire quanto enorme è.
    E per rendersene conto basta fare un calcolo semplicissimo, e cioè :
    – si prende il costo di installazione di un impianto Fotovoltaico ( io ho speso circa 12mila€ per un 6 kWp perchè mi sono comperato tutti i componenti migliori, compreso installazione e pratiche per lo Scambio sul Posto fatte da Studio Professionista) che diciamo essere 15mila €
    – si vede quanta energia si produce in 25 anni considerando la posizione e il decadimento previsto fino al 80% garantito , vengono fuori io che sono al Nord e quindi considero 1.100 kWh per kWp quasi 149mila kWh se ben ricordo ( i miei pannelli hanno garanzia del 80% fino a 30 anni perchè di di categoria superiore e quindi produrranno molto di più quasi 188mila kWh in 30 anni per il costo del kWh scende a 0,033€ a kWh)
    – con la detrazione fiscale del 50%, l’impianto costa realmente 7500€ ( a parte gli interessi dei 10 sul rientro, il mio costa 6mila €)
    – quindi il costo del kWh è di circa 0,05 € a Kwh ( con i miei costi come detto sono circa 0,033€ a kWh)
    – basta fare il piano di rientro su circa il 65/70% di autoconsumo, e si vede che l’impianto rientra in 5 – 7 anni e poi per gli anni successivi si hanno circa 18 – 20 anni di energia elettrica gratis
    Se non si è convinti si pensi che normalmente il kWh costa intorno ai 0,25€ a kWh compreso accise e IVA …
    Quindi la mia domanda è …………. ma di cosa stiamo parlando????

    Io sono contentissimo del mio impianto, ho già abbassato i consumi in modo drastico anche se per le eterne lungaggini ENEL ho aspettato 4 mesi per l’allaccio ( proprio 2 – 3 giorni prima che scadesse il termine!!!!!) e quindi stà producendo nella stagione peggiore … ed ho già ricevuto una bolletta a 0€ per via degli anticipi fatturati!!!

    Altro che grid parity, con il fotovoltaico già ora si è in grid guadagnity, se mi si passa il termine!!!!!

    Non capisco perchè nessun cervellone se ne sia accorto … a meno che … come diceva Andreotti “… a pensar male si fa peccato ( e lui si confessava spessissimo ) … ma ci si prende quasi sempre …” tutta questa campagna di rimandare al 2017 sia solo un metodo per permettere alle lobby di rimettersi in pari, visto che si sono trovate completamente spiazzate da questi numeri …
    A voi giornalisti rimediare alle “false verità” e riportare l’informazione nella sua giusta strada.
    E non iniziamo a parlare dell’Energy Storage …
    Saluti
    Aldo